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PADOVA MON AMOUR
Una mattina la ho accompagnata alla sua università, a Padova. Quella notte non abbiamo dormito, perché lei voleva stare con me a tutti i costi e non c'era posto dove dormire quindi tutta notte svegli, a parte due ore in macchina in box. Si parte alle otto circa, lei che dorme sul suo sedile. In autostrada si sveglia e mi salta in braccio. Le dico: scendi dai. Mi dice, perché mai? Le dico: non riesco a guidare così. Mi bacia. Molto carina, direte voi. Bhè, anche io la pensavo così. Ci ferma la polizia stradale. Mi affibbia ducentocinquantamila lire di multa perché lei mi stava in braccio e mi impediva di guidare. Mi vogliono pure affibbiare altre sessanta perché lei era senza cintura. Dico loro: io la cintura ce la avevo. Dicono: lo sappiamo, ma se vuole, facciamo un conto unico. Sì, tipo salumiere? Insomma torno alla macchina, lei mi chiede, riferisco, lei dice: sei il solito egoista. Arriviamo a Padova. Mi porta alla sua università. Mi indica dei parcheggi davanti alla università. Ci sono strani cartelli gialli e rossi. Le dico: non è che multano? Ma va dice lei, ci siamo venuti mille volte, non multano mai qui. Dico: sicura? Dice: sicura! Dai andiamo. Quando usciamo dalla sua università c'è una simpatica multa di 60mila lire sotto il mio tergicristallo. Ho pensato: datemi una atomica e questa città cesserà di esistere. Vi risparmio tutti i particolari del seguito. Ma vi do il finale: Selene non mi ha mai pagato mezza lira delle multe. Fatto sta che quando già non eravamo più assieme mi è arrivato a casa il verbale della sua multa per la cintura. Non della mia multa perché avevo lei in braccio. La sua perché non aveva messo la cintura. C'è scritto sopra che obbligato in solido è il proprietario della vettura. Quella dei vigili per inciso aveva detto che me la avrebbe pagata lei. Naturalmente non lo ha mai fatto. Le porto il verbale della sua multa. Lei dice: tanto io non le pago. Non pagarle neanche tu. Io le ribatto: le multe sono intestate a me, non voglio che un domani vengano a rompermi le palle e a pignorarmi i mobili. Lei dice: ma cosa vuoi che facciano. Io dico: basta che non lo facciano a me. Lei dice: vedi che sei il solito egoista? Visto che me lo dici così non te la pago di sicuro.
E così è stato. Lei è una vera altruista. Per inciso, è cattolica. Diceva che non ero simpatico. Che non ero sensuale. Che non ero affascinante. Bello sì, ma di una bellezza fredda, oggettiva. Diceva che i miei occhi erano freddi e inespressivi. Mi ha detto che non ero per niente una persona speciale, e che lei invece era una persona eccezionale. Le ho chiesto che cazzo ci stava a fare con me. Mi ha detto che la eccitavo. Le ho detto che poteva andare a fare in culo. Stefano Re
© Ago 1997 da Tracce |