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IN PISCINA
- Non è possibile ridursi delle marmellate! Dove sono finiti i tuoi bicipiti? Insomma bisogna darsi da fare.
- Ok, dico io, ma che cosa? Correre non mi va davvero.. Pesi neppure. Non mi parlare di Karate che se salgo su un Tatami ci salgo armato. - Che ne dici di nuotare? E ci ritrovammo una domenica mattina nell’androne degli spogliatoi della Piscina Olimpionica di S. Barbara. Così: Io: costume a pantaloncino ascellare fantozziano, piedi nudi (dimenticatomi le ciabatte), orologio finto subacqueo (lo ho scoperto quel giorno accidenti), capelli lunghi riccioli che debordano ovunque dalla cuffia striminzita in tessuto bluette. Lui: tanga microscopico (giuro che era un costume normale! Si deve essere ristretto nel lavaggio cazzo..), zoccoloni da infermiere, cuffietta rosso fiamma in plastica abbarbicata fin sulla fronte stile preservativo. Ci guardiamo e cominciamo a ridere. Minuti per recuperare il coraggio ad uscire dagli spogliatoi. Ce la facciamo. La piscina è abbastanza piena, ma una delle corsie è relativamente libera. Dopo un paio di flessioni strascicate abbandoniamo il proposito di riscaldarci (come fai a fare le flessioni ridendo? Come fai a non ridere se vedi al tuo fianco un tipo che sbuffa a ritmo conciato come me o lui?) e decidiamo di fare il gran passo e gettarci in acqua. Penosa scenetta a saggiare la temperatura col piedino (cazzo come è fredda! Da quanto hai mangiato tu?) e alla fine viene il gran momento: lui si cala con gradualità approfittando della scaletta di ferro, io mi scaravento stile bomba come facevo a tredici anni richiamando l’attenzione di tutta la piscina. Ok, si può partire sul serio adesso. A stile libero (non so nuotare in altro modo), affiancati. Due, tre bracciate, poi mi arriva un piede in faccia, abbatto una manata su qualcosa che si lamenta, ricevo un calcione su una spalla mentre cerco di annaspare verso una sponda. Superato il panico iniziale capiamo di essere entrati in clamorosa collisione a mezza vasca e scoppiamo a ridere. Ma anche ridere è pericoloso in certi frangenti. A lui va meglio, perché si è attaccato alla sponda. Io invece sono precariamente agganciato al cordolo galleggiante che separa le corsie. Rischio di affogare, e arriva un bagnino: serve aiuto? Recupero la situazione appena in tempo per evitare di essere salvato in piscina. Ci si riaccorda con Stuart. Uno avanti, l’altro dietro, a una certa distanza. Si riparte, io davanti e lui dietro visto che nuoto a ritmo un poco più veloce. Tre bracciate, e gettando uno sguardo indietro mentre respiro intravedo Stuart che annaspa disperatamente verso l’amata sponda. Mi fermo in mezzo alla corsia (errore gravissimo) e lo osservo che guadagna allo stremo la sponda. - che c’è? Chiedo. - È che… (risponde difficoltosamente) non volevo bermela proprio tutta la piscina… Ridere e mantenersi a galla, ve lo assicuro, è impossibile. Ero rimasto al centro della corsia, cazzo. Il bagnino riappare pronto a tuffarsi in mio aiuto, mentre agganciato con una mano e una gamba al cordolo sputacchio acqua e lo imploro a gesti di non farlo, di lasciarmi eventualmente morire lì che è preferibile all’onta. Non avviene nulla di tutto ciò. Dopo un adeguato recupero delle forze, i nostri eroi mostrano riserve inesauribili di decisione e coraggio ritentando imperterriti. Ed ecco che tutto comincia ad andare per il meglio. Due, tre vasche. Si stanno riposando presso una sponda quando arriva LUI. LUI ha almeno settantacinque anni, porta cuffietta e costumino striminziti con disinvoltura e ci passa sopra le teste a volo d’angelo. Infila due, tre, quattro, cinque sei sette vasche di fila sotto i nostri occhi allibiti e viene a fermarsi un secondo dalla nostra parte. Ci degna di uno sguardo miserevole, e lascia cadere dall’alto un: eh.. la gioventù.. poi riparte per le sue vasche. Dopo uno sguardo, ci accodiamo in silenzio presso la scaletta di ferro. Stuart salta su, io sono lì a mollo che aspetto di poter agganciarmi alla scaletta. Lui si gira a mezzo, con la cuffietta rossa appiccicata alla fronte e i tanga che mostrano natiche brune, e con sguardo severo mi annuncia: Comunque, non sono assolutamente soddisfatto del tuo comportamento! Grazie al cielo ero vicino alla scaletta. Il bagnino mi teneva d’occhio poco lontano. Esco senza riuscire a smettere di ridere. Sotto la doccia Stuart mi chiede l’ora e mi accorgo che il mio digital naviga nel cloro. Ringrazio il cielo che non mi chiesto l’ora mentre nuotavo. Sarei morto affogato dal ridere. Forse una piscina di Jack Daniel’s... Quella sera ci siamo sbronzati. Stefano Re © 1997
da Tracce
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