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SPECIALE THE WALL
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IN THE FLESH


So ya
Thought ya
Might like to
Go to the show.
To feel that warm thrill of confusion,
That space cadet glow.
I've got some bad news for you sunshine,
Pink isn't well, he stayed back at the hotel
And they sent us along as a surrogate band
Now tonite we're gonna find out where you folks really stand.

Are there any queers in the audience tonight?
Get them up against the wall!
There's one in the spotlight, he don't look right,
Hang him up against the wall!
That one looks Jewish!
And that one's a coon!
Who let all of this riff-raff into the room?
There's one smoking a joint,
And that one's got spots!
If I had my way,
I'd have all of you shot!

Questa fase del film è certamente una delle più discusse e variamente interpretate. C'è chi si è espresso definendola una vera e propria "apologia del nazismo" e chi la ha considerata una parodia, chi la ha condannata come inaccettabile e chi la ha considerata semplicemente di dubbio gusto. Le immagini presentano Pink, abbigliato in una divisa decisamente quelle naziste, accompagnato da un drappello di skinhead abbigliati al suo stesso modo, marciare nel backstage del concerto (lungo un immenso muro) ed entrare infine nell'immenso auditorium.


La sala è addobbata in una scenografia che appare un palese richiamo della iconografia nazista a partire dal simbolo che appare ovunque: due martelli incrociati che marciano iscritti in un cerchio campo bianco e rosso su sfondo nero bordato di rosso. Immense bandiere verticali scendono dal soffitto, si alzano bracieri sostenuti dai martelli incrociati, cori di giovani bionde che indossano cappucci neri e divisa, gruppi di guardie rapate a zero anch'essi in divisa e ovunque il simbolo dei martelli incrociati che marciano. Se la coreografia non fosse abbastanza chiara, persino gli atteggiamenti di Pink ricalcano vistosamente quelli dei più infami dittatori della storia. Lo vediamo prendere in braccio dei bambini (persino essi vestiti in divisa!) e baciarli per la gioia delle madri festanti, stringere le mani dei sostenitori e infine recarsi al palco da cui pronuncia la più chiara delle arringhe. Il discorso razzista pronunciato è accompagnato dalle gesta di violenza acclamate dalla folla verso i "colpevoli" indicati nel testo. Il pezzo si conclude con una oceanica alzata di mani del pubblico in delirio nella celebrazione del "credo di odio" esposto da Pink.


Occorre nella analisi di questo pezzo necessariamente sganciarsi dal palese confronto con un comizio nazista. Aldilà dell'ovvio parallelo tra concerto e comizio politico, difatti, la scenografia ha lo scopo di veicolare il messaggio, che non è certamente una apologia del nazismo né, a nostro vedere, la sua condanna o parodia. Ciò che riteniamo di leggere in questo pezzo e in quelli che lo seguono è semplicemente la trasposizione in immagini della adozione di un credo di odio della debolezza che il protagonista abbraccia in questa fase del film. Se difatti egli ha superato le proprie debolezze ed i propri dubbi seppellendoli sotto una maschera di fredda violenza verso se stesso, nel rientrare forzatamente in contatto con il resto dell'umanità Pink adotta il medesimo schema di relazione. Potremmo affermare che se Pink era prigioniero del muro, ora il muro viene proiettato verso l'esterno a schiacciare tutto e tutti, come il muro dell'interludio di empty spaces, che tutto travolge, distrugge e quindi rimodella a sua immagine. Il mondo, pericoloso e incontrollabile, deve essere ricondotto con la forza ad ordine e espressione della potenza e del freddo giudizio di Pink, divenuto il questo scenario l'"uomo nuovo" privo di dubbi e incertezze, e per questo giudice unico di chi debba vivere o morire, essere tollerato o essere annientato, esistere o non esistere. Spaventosa immagine di un uomo privo di umanità, che non tollera in sé né in nessun altro l'esistenza di "diversità". Il sacrificio rituale del "diverso" è da sempre in ogni cultura un rito di purificazione, che monda l'intera collettività dal peccato tramite il processo al capro espiatorio. In questa ottica interpretiamo le parole e le immagini di odio e violenza che caratterizzano questa rappresentazione.


Leggiamo dunque questa fredda determinazione di annientare la diversità nella adozione dell'odio contro omosessuali, ebrei, drogati presi qui come modello di qualsiasi molteplicità, dissenso, sottocultura o minoranza. Ma Pink si spinge anche oltre, dichiarando dapprima il suo completo arbitrio ("There's one in the spotlight, he don't look right to me, Get him up against the wall!") e conclusione della sua arringa afermando una volontà di distruzione senza più confini nè categorie: ("If I had my way I got all of you shot!").

Nella più classica lettura nazista di Nietzsche, il "superuomo" si eleva e acquisisce potenza annientando il debole in quanto simbolo e veicolo della debolezza medesima. Ciò che Pink esprime nel suo comizio è la condanna della debolezza e della differenza - l'apoteosi di un mondo in cui non ci siano spazi grigi ma soltanto neri o bianchi, in cui l'ego liberato dal dubbio stritola qualsiasi cosa o persona glielo possa rammentare. Ed in questo ritratto scaturito dal percorso individuale di un personaggio di fantasia, a nostro parere si definisce con estrema lucidità l'essenziale anima del nazismo e di ogni altro movimento che fondi il suo credo sull'odio. E la loro enorme potenza espressiva e di convincimento.

Come già in molti altri punti del film dunque, ecco la rappresentazione di una vicenda individuale immaginaria ed immaginifica, visionaria e non necessariamente verosimile, che nel diventare simbolo e rappresentazione raffigura in sé un modello, un paradigma non più specifico bensì universale.


Stefano Re ©1989-2004

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