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SPECIALE THE WALL
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ANOTHER BRICK IN THE WALL (PART II)


We don't need no education
We dont need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers leave them kids alone
Hey! Teachers! Leave them kids alone!
All in all it's just another brick in the wall.
All in all you're just another brick in the wall.

We don't need no education
We dont need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers leave them kids alone
Hey! Teachers! Leave them kids alone!
All in all it's just another brick in the wall.
All in all you're just another brick in the wall.

IIl testo di questa seconda parte di "another brick in The Wall" sembra rappresentare una sorta di ribellione degli alunni contro questi soprusi, tanto nelle parole quanto nelle immagini che le accompagnano nel film. Le immagini raffigurano la scuola come una specie di labirinto chiuso da mura di mattoni, un terrificante lager in cui i bambini vengono costretti a perdere ogni individualità ed assumere quelle mostruose maschere prive di lineamenti, solo per venire infine inviati uno alla volta in un immenso tritacarne. Al ritornello, i ragazzi sembrano attuare una rivolta, dapprima protestando per le forme di pressione che subiscono, quindi passando all'azione, strappandosi di dosso le maschere e rovesciando i banchi, munendosi delle asce antincendio e di grossi martelli per fare a pezzi ogni mobilia e frantumare gli stessi muri della scuola (la metafora simbolica del muro, della sua distruzione come forma di liberazione e del martello come simbolo di potenza vengono qui anticipate) e infine le rovine della scuola vengono bruciate in un falò notturno in cui viene trascinato a forza anche lo stesso maestro-aguzzino.


Ma l'intera "rivolta" non avviene mai. Si è trattato soltanto di una immaginazione - del sogno ad occhi aperti del giovane Pink, del tentativo di rifiutare la crudeltà che subisce, e di rifletterla contro chi gliela impartisce. Una immaginazione per molti versi premonitrice di ciò che da adulto sceglierà come soluzione "finale" ai propri problemi. Di fatto, il brano e la scena si concludono con la desolante immagine di Pink ancora in classe, nel coro dei bambini tormentati, sotto il giogo del crudele maestro.

Come già per la scena del parco giochi, il bambino affronta un'altra dolorosa faccia della realtà. E ancora una volta i suoi tentativi di sfuggirvi falliscono. Pink ingoia l'amaro calice della rassegnazione, ma è una rassegnazione in cui le sue prepotenti fantasie non accettano di affogare. E del veleno che deve bere, Pink innaffia la propria fantasia.

Si noti il riferimento, nel testo della canzone, al "thought control" o "riforma del pensiero". Con questo preciso termine sono stati indicati difatti i programmi di rieducazione politica attuati nella Cina comunista degli anni seguiti alla fine della seconda guerra mondiale, alla base di molti studi sulle forme di condizionamento mentale di vario genere. Per una trattazione più ampia del fenomeno, si rimanda al testo "Mindfucking", edito da Castelvecchi.


Stefano Re ©1989-2004

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