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SPECIALE LIVING DEAD
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2.4 La filiazione


Eppure il mattatoio della Zombie Feast non è l'apice dell'orrore e della minaccia offerta dagli zombie ai protagonisti (e agli spettatori per interposta persona). Essi difatti non solo ci terrorizzano e ci vogliono divorare, ma sono in grado di renderci simili a loro. Con un forte parallelo rispetto al mito del vampiro, lo zombie di Romero azzanna la sua vittima, sovente la smembra e la divora almeno in parte, ma raramente ne fa scempio a tal punto da non permettergli di risorgere a sua volta. La prolificazione degli zombie è, in effetti, uno degli elementi centrali della intera vicenda. Uccidendo, i morti viventi non solo sottraggono forze ai viventi ma acquisiscono nuove forze per il proprio esercito.

Benché come abbiamo visto la questione della origine del virus sia poco chiara la sua propagazione è palesemente legata (anche) al morso degli zombie. Il morso, velenoso come quello di un serpente, condanna a morte e risurrezione certa la vittima. E ad amici e parenti non resta che scegliere se uccidere subito il ferito o attendere che divenga inevitabile farlo per difendersi da lui. Il morso dunque, e il sangue, come veicoli della maledizione. La filiazione dello zombie è un evidente parallelismo di quella vampirica. Ma il vampiro è, per tradizione, un essere malvagio, astuto, calcolatore. Al contrario lo zombie appare, almeno nei primi due film della serie, stupido come la luna.* (modo di dire americano)


Stefano Re ©2005

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