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SPECIALE LIVING DEAD
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2.5 Stupidi?


Gli zombie dunque sono una minaccia terribile. Ma sono malvagi? La malvagità è, necessariamente, frutto di una scelta. Se non di intelligenza, perlomeno di furbizia, scaltrezza. Gli zombi, al contrario appaiono completamente privi di queste facoltà. Essi ciondolano in giro come bambolotti meccanici, piuttosto malconci, senza meta né direzione, ripetendo in modo goffo e spesso comico gesti e comportamenti che in qualche modo rammentano come consueti nella propria, conclusa, esistenza di vita umana. Attaccano gli esseri umani solo perché spinti dall'istinto atavico di nutrirsi. Eppure la minaccia che presentano appare paradossalmente anche maggiore proprio per questa loro assoluta ingenuità: lo zombie ti cerca e ti azzanna osservandoti con occhi morti, privi della luce dell'intelligenza. È come un apparecchio meccanico, che mentre smembra la sua vittima non ne riconosce le urla di dolore, insegue solamente la propria fame assoluta, primordiale e totalmente cieca. Non si può ingannarlo, non si può ragionarvi (e quanto tentano di farlo tutti i personaggi: con preghiere, insulti, promesse e minacce!) e non si può fermarli. Perlomeno questo erano gli zombie di Night e di Dawn. Capaci al massimo a afferrare un oggetto e usarlo in una grottesca parodia di ciò che facevano da vivi.

In Day, Romero introduce un elemento nuovo ed inquietante, che cambia le carte in tavola. L'idea che gli zombie possano ricordare ciò che facevano da vivi con maggiore chiarezza, ed imparare nuovamente ad usare con perizia anche utensili di una certa complessità, come un registratore, un telefono o una pistola, sfoca notevolmente l'idea della stupidità degli zombie. Ma ancora più importante, in Day BUB, lo zombie "educato" dal dottor Logan, impara a frenare il proprio cieco istinto, risparmiando al suo mentore il proprio morso letale quando ne ha l'occasione. Questo zombie evoluto dopo aver dimostrato di aver appreso a controllare la propria bramosia di carne umana, mostra anche di possedere dei sentimenti. Si affeziona allo scienziato che lo "educa", arrivando a mostrare grande sofferenza nel vederlo ucciso. Inoltre direziona il proprio odio verso il capitano che ha ucciso il dottor Logan, mostrando nella sua vendetta i segni di una intelligenza tutt'altro che primitiva.

Il concetto viene fortemente sviluppato in Land, dove uno zombie matura autonomamente una propria consapevolezza, ma anche la capacità di comunicare con i suoi simili, e - come vedremo più nel dettaglio nella analisi della visione politica - sviluppa addirittura una sorta di coscienza di classe degli zombie che lo porterà a guidare una rozza ma efficace crociata contro i simboli del potere degli umani, visti come oppressori. Aldilà delle speculazioni, peraltro pertinenti, su plausibilità, coerenza e conseguenze pragmatiche di questo sviluppo, la domanda che per prima mi sorge è: gli zombie pensanti fanno meno o più paura? O, in altre parole, il fascino oscuro dello zombie non consisteva anche e proprio nella sua stolida incapacità di direzionare altrimenti le proprie azioni? Non erano forse la sua implacabile costanza, la sua totale assenza di emozioni, sentimenti e capacità di scelta, il suo essere moltitudine con un solo scopo, a renderne l'immagine tanto spaventosa? Al lettore/spettatore la riflessione e le risposte.


Stefano Re ©2005

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