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SPECIALE LIVING DEAD
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4.1 Night e la questione razziale


In Night risulta centrale che il protagonista sia un uomo di colore, la cui leadership de facto su un gruppo composto da bianchi anglosassoni non viene affatto accettata da uno dei componenti, il signor Cooper, che evidentemente si sente minacciato non solo nel suo status di capofamiglia ma anche, ad un livello più sottile, nel suo status razziale. Cooper critica e osteggia Ben in ogni sua scelta e decisione, e ne è ricambiato con eguale ostilità. Lo scontro per il potere all'interno del gruppo diventa evidente quando Cooper decide di rifugiarsi in cantina con la sua famiglia e Ben rimane al piano terra con gli altri sopravvissuti. Una temporanea tregua si tradurrà infine in conflitto aperto e nell'omicidio a bruciapelo di Cooper in una fase critica del film. Si noti che, benché Romero sembri parteggiare per Ben, presentandolo come affascinante e convincente, al contrario di Cooper che risulta antipatico e meschino allo spettatore, la strategia proposta dal bianco avrebbe in effetti salvato il gruppo, mentre quella proposta da Ben lo porta alla rovina. In questo aspetto pare fare capolino una sorta di contraddittorietà ideologica nel messaggio del regista. Una contraddizione che, a parer mio, non è affatto casuale. Tronerò più avanti su questo aspetto, a mio parere rivelatore e centrale, della serie Romeriana.

La trattazione della questione razziale non si esaurisce affatto con il primo film della serie. Al contrario, ne resta un filone costante, che vede negli episodi seguenti uno sviluppo in accordo alle differenti condizioni socio-politiche contemporanee. Così se in Night, nel 1968, diede scandalo vedere un protagonista di colore che schiaffeggiava una donna bianca, in Dawn, dieci anni più tardi, un poliziotto di colore spara a bruciapelo ad un collega razzista che sta facendo strage di neri e portoricani durante una operazione di polizia. Ancora, i predatori di Dawn indossano paramenti di tipo nazista piuttosto in voga nelle bande di motociclisti americane, e Tom Savini nei panni di uno di essi insulta Peter chiamandolo "muso nero" mentre gli dà la caccia nel centro commerciale. In Day, nel 1985, il razzismo ha ancora il suo ruolo sotto più profili. Ma negli USA i neri non sono più la sola razza discriminata. Tra i militari, quindi, figura un messicano, Miguel, bersaglio dell'aggressività dei suoi colleghi anglosassoni. E l'eroe, ancora una volta di colore, è a sua volta evidentemente in parte tollerato per la sua utilità di guidatore dell'elicottero ed in parte perché mostra di non volersi affatto piegare all'altrui prepotenza. Infine, in Land, siamo negli anni 2000, ed è ancora la discriminazione razziale a fare escludere a Kaufman la possibilità che Cholo coroni il suo sogno e ottenga un appartamento all'interno del Fiddle's Green. Una esclusione che Riley aveva previsto, dicendo al suo comandante in seconda "Non siamo della razza giusta". Si noti che, razzialmente parlando, se Cholo è Portoricano, Riley è in effetti un bianco anglosassone. L'appartenenza ad una razza, nel nuovo millennio, diventa un fatto anche ideologico e non più solo biologico.


Stefano Re ©2005

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