Skorpio's Home Page
Reviews

SPECIALE LIVING DEAD
« PREV - HOME - NEXT »

2.1 Anzitutto, la morte


Da sempre, la morte è un punto delicato nella psicologia delle persone. L'idea che tutti noi, da esseri caldi e pensanti, siamo destinati prima o poi a diventare ammassi di carne fredda e immota destinata a marcire è, inevitabilmente, una idea che pone sgomento. Aldilà delle posizioni religiose o credenze individuali, la morte è, perlomeno per la cultura contemporanea occidentale di maggior diffusione, un elemento in se stesso associato a sensazioni di sgomento, ansia, paura. La elaborata cultura di cui facciamo parte tende a rimuovere la morte, non soltanto relegando i suoi simboli a pubblicazioni stereotipe, ma persino oscurandone il più possibile il concetto. La stessa parola "morte" viene evitata finché possibile. Si preferisce usare giri di parole o metafore forbite e leggere, come "se ne è andato", "ci ha lasciati" e similari.

Ovvio quindi che presentare la morte nel suo aspetto più concreto e brutalmente sensoriale, quello del corpo morto, spesso orrendamente deturpato, talvolta marcescente, e farla simbolicamente bussare alle nostre porte è una immagine dal grande impatto emotivo. I movimenti sgraziati, limitati a scatti dal rigor mortis e dai danni alle articolazioni - quelle movenze al tempo stesso lente ed inesorabili, ridicole da lontano quanto minacciose da vicino, aumentano l'amplitudo dell'impatto visivo del morto che cammina. Gli zombie di Romero vengono a ricordarci che prima o dopo, inevitabilmente, noi saremo come loro. Non ci parlano di aldilà, non c'è ombra di metafisica o di misticismo nella loro inquietante presenza. Solo un rivissuto, cieco e brutale, dell'istinto. Tutto ciò che negli zombie resta degli esseri umani è il più grande dei bisogni: la fame. E per soddisfarla, essi cercano i vivi.


Stefano Re ©2005

SPECIALE LIVING DEAD
« PREV - HOME - NEXT »