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Il Mondo

LA GUERRA
Un po’ di sana violenza gratuita
Capita un po' a tutti i ragazzi di questa terra di chiedersi di tanto in tanto: Cazzo, quando comincia l’azione? Si entra in un bar e ci si guarda attorno come fosse mezzogiorno di fuoco. Si va a ballare e si valutano i bicipiti di quello di fianco nell’attesa di una spinta di troppo. A me capitava spesso fino a qualche annetto fa. Ora credo di essermi calmato da questo punto di vista. Bhè, c’erano periodi così noiosi e prevedibili che ti veniva voglia di fare una rapina solo per mettere l’aria in movimento. Guardiamo film pieni di scazzottate, sbudellamenti e scontri a fuoco con frequenza quotidiana dai dieci anni in avanti, e c’è chi si stupisce che un ragazzo di terza media torni a casa con un occhio pesto. Intendiamoci, non sto dicendo che la violenza ce la insegnano quei cattivoni alla televisione. Nessuno insegna ai tifosi allo stadio come introdurre le spranghe.
La guerra ce la portiamo dentro.
È un patrimonio genetico della razza umana, senza il quale non saremmo arrivati ad oggi. Al di là del velo di ipocrisia in cui la nostra opulente necessità di certezze ci filtra la realtà, il mondo non è un posto tranquillo e sicuro. Per sopravvivere, l’uomo ha ucciso, ucciso e ucciso ancora. Viviamo in un mondo di plastica, cercando di lavarci le mani dal sangue dei nostri fratelli con trovate come l’agonismo e la meritocrazia. Dategli una birra, e la possibilità di alzarsi in piedi e urlare contro quell’arbitro. Che si sfoghi giocando a tennis, che sollevi altri cinquanta chili, che pigi il pedale dell’acceleratore oltre i centocinquanta orari, che lancino le monetine contro i celerini. Sono sempre dei bravi ragazzi dopotutto, e se non andranno più in chiesa da un pezzo forse preferiscono un bel centro sociale autogestito. Se neppure questo andasse bene potremmo inscatolarli con una dose di eroina. Se poi l’eroina non dovesse interessargli possiamo provare con la New Age. Dateci nuovi ribelli e troveremo nuove scatole in cui metterli, nuove regole e nuovi modi per integrarli. La società è una grossa palla di gomma, e non importa da che parte spingi, finirà coll’inglobarti al suo interno in un modo o nell’altro. Contestatore, ribelle, conformista, critico. Resti sempre uno del gioco. Se cominci a non funzionare più tanto bene c’è sempre uno strizzacervelli per te, ed una bella etichetta di pazzo da appiccicarti in fronte. Se prendi un fucile e secchi venti persone diventi un’ottima audience al telegiornale delle otto e mezzo, e un’ottima ragione per scrivere qualche libro sulla decadenza della società e il bisogno di nuovi valori. Assolviamo al nostro impulso di uccidere con metafore e simbologie, ma la bestia dentro di noi sa aspettare il suo turno. Se ne sta nel nostro inconscio, cieca e feroce, priva di logica e di progetti, gironzolando per i nostri incubi peggiori, quelli che il nostro buon Super-Io ci impedisce di ricordare al mattino. Possiamo addormentarla e persino convincerci che dormirà per sempre, ma state sicuri che se ne avrà l’occasione balzerà fuori dalla sua cuccia a bocca spalancata. E avrà i denti di uno squalo.

Fate mancare la corrente per sei giorni ad una grossa città e troverete i cadaveri appesi ai lampioni.



Stefano Re © 1997
da Tracce