Capuleti e Montecchi che si sfidano a tuoni di Colt e Pyton anziché pugnali e fioretti. Dalla Verona del 1700 ad una Verona Beach di grattacieli, macchine scappottate, cinturoni ornati e armi automatiche. Famiglie potenti, un Principe poliziotto di colore, Shakespeare vuol fare l'americano o meglio gli americani vogliono fare Shakesperare, e il bello è che non gli esce neppure tropo male. Gli attori fanno la loro parte: per un Di Caprio tutto smorfie e contorcimenti che non convince sinceramente quel granché, risalta molto meglio Claire Danes come Giulietta: fresca, dignitosa, moderata nel suo sperare e definitiva nel suo concedersi. Lodabile John Leguizamo, già ottimamente odioso "guappo" cubano in Carlito's Way. Giovani gangsters di famiglie nobilmente mafiose, il tutto che ruota attorno a questo amore scellerato. - Voce narrante nei panni dello speaker del telegiornale, l'esilio mantovano che diventa una roulotte nel deserto, ad ascoltare dei punk parlare in rima pare a tratti di sentire alex e i suoi drughi "motteggiar" di fino mentre praticano l'amata ultraviolenza, ma non c'è ironia nè grottesca esasperazione kubrickiana qui, e il film vive di altre e diverse suggestioni: il dramma del messaggio mancato d'un soffio, il cielo che tuona sulla morte di Mercuzio, la sua maledizione, il ritmo incalzante che preannuncia la catastrofe: tutta farina di Shakspeare. Un esperimento riuscito, che veste di jeans il dramma e ce lo rimette in tavola senza perderne il gusto originale.