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LAVORI SPORCHI
Le storie in Pulp Fiction sono tante. C'è una coppia di improbabili killer al soldo di un gangster che litiga sul significato dei massaggi ai piedi prima di commettere una strage, uno spacciatore si improvvisa suo malgrado esperto in pronto soccorso, dei teneri innamorati rapinatori di ristoranti, un manager del crimine pronto a risolvere ogni tipo di problema, una ninfetta drogata che raccontava barzellette in televisione, dei maniaci assassini che violentano e torturano chiunque capiti nel loro rifugio segreto, un pugile venduto pronto a rischiare la vita per recuperare l'orologio d'oro che suo padre ha tenuto infilato nel sedere per sette anni durante la prigionia in viet-nam. E ciascuno di questi personaggi tende a conquistarsi una propria autonomia ed un suo spazio in una specie di libera esplosione narrativa che il film divide in episodi, teoricamente, distinti. Personaggi che in uno degli episodi sono comparse in altri diventano protagonisti, e il montaggio non cronologico dei pezzi ci fa ritrovare anche chi è morto in un episodio mostrato in precedenza, mentre le varie vicende si intrecciano, motivano e incasinano con assoluta e deliziosa casualità.
Caratteristica principale del film è l'ironia e il continuo rimbalzare dal tono comico a quello tragico che caratterizza sia gli eventi delle vicende, sia i dialoghi, sia gli stessi personaggi. Tutti difatti affrontano situazioni che virano veloci quanto imprevedibili dal comico al tragico, dal tragico al grottesco e di lì nuovamente al comico ad un ritmo talmente ben congegnato da ottenere un risultato esilarante. Esempio per tutti sia la scena dell'overdose, in cui il dialogo per quanto terribilmente realistico, legato alla forte tensione emotiva della scena non può non sfociare in un effetto comico. I punti di forza di questo film sono molteplici. I dialoghi per cui Tarantino è diventato giustamente famoso, l'originalità delle trame che si intrecciano, un senso del ritmo veramente perfetto che conduce lo spettatore passo a passo. E naturalmente un cast eccezionale, che vede schierati attori di decennale esperienza e assolute new entry. C'è il ritorno trionfale di John Travolta sul grande schermo, un Travolta che non avevamo mai visto prima e che forse non rivedremo mai più a questo livello. Poi il ruolo-rivelazione di Samuel L. Jackson, splendido nel suo tragicomico-brillante assassino in piena crisi spirituale. Ottimo Bruce Willis, eccezionale nel conquistarsi uno spessore in uno scenario più grottesco che folle. E un Christopher Walken di contorno, quasi didascalico eppure indimenticabile nella parodia semiseria del latore dell'orologio d'oro. Tim Roth e Amanda Plummer, perfetti nel loro tragicomico ruolo di rapinatori. Meno brillante Uma Thurman, incensata dalla critica, che non troviamo particolarmente degna di nota in questa parte. C'è poi la definitiva ripresa dello status di "star" di Harvey Keitel, già duro nel Cattivo Tenente di Ferrara e in Lezioni di Piano, perfetto in Le iene e sporadicamente apparso in dozzine di altri film (tra cui ricordiamo Men's Club) nella sua lunga carriera il cui primo vero riflettore fu la parte del pappone in Taxi Driver. Quentin Tarantino aveva già messo le basi con Le Iene nel 1992 e in questo splendido film ha evidentemente mostrato il meglio di sé. Non stupisce che sia seguito un pessimo Dal Tramonto all'alba e un appena passabile Jackie Brown. Resta la speranza che questo ottimo regista torni a presentare, magari dopo qualche anno di decantazione, un nuovo capolavoro.
SCHEDA
Pulp Fiction
regia di Quentin Tarantino, anno 1994. Personaggi e interpreti: John Travolta - Vincent Vega Samuel L. Jackson - Jules Winnfield Uma Thurman - Mia Wallace Harvey Keitel - Mr. Wolf Tim Roth - Rapinatore Amanda Plummer - Coniglietta Ving Rhames - Marsellus Wallace Christopher Walken - Captain Koons Bruce Willis - Butch Coolidge
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