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DALLA TRAGEDIA ALLA FARSA
Ci vuole molto coraggio per presentare un film di questo calibro. David Grieco evidentemente ne ha da vendere. La storia di Andrei Chikatilo, prolifico e terrificante omicida seriale russo, era stata già raccontata con precisione, accuratezza e sobria maestria da Chris Gerolmo nel 1995, con il suo eccellente e ingiustamente sconosciuto “Cittadino X”. Precisione, sobrietà e maestria che più che scarseggiare proprio non compaiono in “Evilenko” di David Gireco.
Cittadino X mostrava la storia di Andrei Chikatilo nei suoi tratti essenziali, offrendo allo spettatore il panorama desolato e desolante di un alienato che uccide per compensare la sua incapacità di comunicare, all’interno dell’altrettanto desolato e desolante contesto della Russia sovietica. Una immagine ed un contesto che il film di Grieco deformano in modo grottesco e persino delirante. Chikatilo, l’assassino che sceglieva le sue vittime tra bambini e ritardati orfani e sbandati, che li cercava nelle stazioni ferroviarie dove si riparavano dal freddo o si prostituivano, che li adescava offrendo gomme da masticare, dolciumi o sorsi di vodka diviene in questo film Evilenko, un abile manipolatore addirittura in grado di ammaliare fino all’ipnosi vittime e eventuali testimoni dei suoi crimini, inducendo regressione, obbedienza e cancellando il ricordo del suo passaggio in chi gli sopravviveva. La appartenenza al partito comunista, che valse all’omicida la salvezza da ulteriori indagini in diverse occasioni, viene qui esagerata al punto da immaginare una sua effettiva collaborazione con il KGB. Le vicende relative alle indagini ostacolate dalla opprimente resistenza della burocrazia sovietica ad accettare di avere a che fare con un omicida seriale, diventano in Evilenko una specie di barzelletta alla Groucho. Riassumo qui di seguito alcuni momenti di delirio massimo: 1. Zio Boris Vuole Te: un generale di mosca bussa alla porta di casa dell’assassino per affidargli incarichi di spionaggio politico. Stando al film egli sarebbe stato prescelto per via delle numerose lettere in cui lamentava la corruzione della ideologia e condannava la politica della Perestroika allora in attuazione. Il dato reale su cui si basa questa assurdità sono quelle lettere, per lo più incoerenti invettive di tipo fanatico-delirante che effettivamente Chikatilo inviò alla sede del partito di Mosca. Lettere che nessuno ha mai degnato di attenzione prima che il loro autore diventasse tristemente famoso. 2. La malia: il potere magico dello sguardo ammaliatore del malefico omicida mostra il suo potere: alcune sue vittime, dopo aver subito il suo sguardo, lo seguono docilmente in stato di ipnosi in luoghi appartati dove vengono massacrate. Una giovane, provocante e molto bella fanciulla, incrociato lo sguardo fatale in un parco giochi, non solo cede al suo fascino, ma addirittura abborda e trascina fisicamente il suo carnefice in un luogo appartato, offrendogli servigi sessuali (no, neppure a pagamento, gratis, perché come dice lei stessa “ho visto come mi guardavi”). Un soldato di pattuglia nottetempo, vedendo l’omicida uscire da un anfratto con la bocca sporca di sangue, molla il fucile e si dà alla fuga. Ovviamente non sarà poi in grado di raccontare nulla poiché la sua mente è irrimediabilmente sconvolta dall’incontro fatale. Un altro soldato di guardia ferma l’assassino dopo l’ennesimo massacro. Colto dallo sguardo sguardo, il soldato ovviamente dimentica completamente l’incontro. 3. L’indagine: il tenace investigatore-magistrato (reclutato in una scena alla Drago Rosso davvero ridicola) dà mostra della sua sagacia quando decide di fermare Chikatilo, tra tremila sospetti convocati, perché si è dichiarato impotente. In seguito costringe uno psicologo omosessuale e pedofilo a investigare per suo conto. Ovviamente lo psicologo per due settimane non fa che seguire Chikatilo (ma perché lui? Mistero) scoprendo gli effetti del suo potere e salvando provvidenzialmente alcune sue vittime (ad un certo punto salva una donna “ammaliata” che stava seguendo docilmente l’assassino in un bagno pubblico, scaraventandola a terra in modo accidentale). In seguito, raggiunto l’omicida che lega una bimba “ammaliata” ad un albero per ucciderla, il brillante psicologo esordisce con un numero davvero strepitoso, fingendosi il padre che Chikatilo non ha mai conosciuto. Ci sarebbero molti altri punti esilaranti dell’indagine su cui soffermarsi, ma il migliore di tutti è la geniale trovata tramite cui il magistrato allaccia un rapporto con l’omicida in custodia: fingendosi un dottore lo visita e lo fa spogliare, entra in argomento sulla sua impotenza e infine si lascia “ammaliare” fingendosi un bambino, spogliandosi nudo anch’egli, lasciandosi molestare e infine azzannare per provare la sua colpevolezza. Non posso, in tutta sincerità, calare la scure anche sulla recitazione, per il semplice motivo che basandosi le scene su un soggetto a tal punto sconnesso e improbabile da render comiche scene di una tragicità esemplare non è proprio possibile esprimere un giudizio su come esse siano state recitate: certamente con coraggio. Povero McDowell, aveva già dato prova del suo fascino cattivo guidando i Drughi in Arancia meccanica nel pieno della sua gioventù, proprio non c’era bisogno che, incanutito e appesantito, prendesse parte a questa imbarazzante pagliacciata. Quanto a David Grieco, doveva continuare a collaborare con Nuti e fare film comici. Speriamo che qualcuno gli spieghi la differenza tra un soggetto che tratta di Chikatilo e quello di “Mortacci”.
SCHEDA
Evilenko
regia di David Grieko, anno 1971. Personaggi e interpreti: Andrej Evilenko - Malcolm McDowell
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