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Il mio nome è Stefano Re.
Il mio nome è Stefano Re.
I più furbi e qualche invidioso vi diranno che mi chiamo così per celebrare, imitare o che ne so lo scrittore americano Stephen King. Ma non è così. Il mio nome è Stefano Re perché Stefano inizia con la lunga curva della “S” maiuscola che sciabola come un fulmine cui segue una “t” che disegna una croce ai cui piedi scorrono via le altre lettere in una fuga graficamente efficace. Il mio nome è Stefano Re perché “Re” è una parola tronca, risonante, evocativa e si ricorda con facilità. Il mio nome è Stefano Re per caso, il capriccio di un elenco telefonico e la perfidia di una penna che ha smesso di scrivere a metà della parola “Recco”. Ma prima e oltre tutto ciò, il mio nome è Stefano Re perché lo ho scelto, e questo ne è ragione più che sufficiente. Un nome è ciò che siamo - ciò che offriamo agli altri per rappresentarci e ricordarci e commentarci. Adamo assegnava i nomi a cose ed animali in un preciso atto di possesso. Nell’entrare in molte chiese, sette e circoli viene richiesto oppure affibbiato un “nuovo nome” che rappresenti il “nuovo sé”. Il nome è identità - sceglierlo è un atto di possesso e potere: il potere di decidere chi sei. Se vi sta bene che il vostro nome lo abbiano scelto altri, i vostri genitori, uno stato, gli amici o chi vi pare, è affar vostro. Il mio nome lo ho scelto e per questo è più vero di qualsiasi altro. Potete chiamarmi come vi pare, ma se è con me che volete parlare, il mio nome è Stefano Re. Stefano Re © 2004 |