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Etairoi

Divido la popolazione mondiale in tre categorie: quelli che mi piacciono, quelli che non mi piacciono e quelli che non conosco ancora. Quelli che non mi piacciono facciano buon viaggio, ma se possibile sceglierò un’altra carrozza. Per i terzi invece ben venga l’occasione di guardarci negli occhi, sia in giacca e cravatta sopra un progetto di lavoro, sia attraverso il vetro di un boccale di birra, sia tra le scintille di un falò e le note di una chitarra.
Ma ora veniamo a quelli che mi piacciono. Con loro mi vedo volentieri. Parliamo di quando si esce per divertirsi: perché le cose funzionino davvero, sono convinto che le espressioni debbano essere il più possibile spontanee, prive di attese esterne. Mi spiego: se esco con una persona per divertirmi, lo faccio perché ne ho voglia. E desidero che lui faccia lo stesso. Se c’è una cosa che non sopporto è chi pensa che per amicizia sia necessario vedersi, sentirsi e frequentarsi secondo delle schedule. Le schedule servono per lavorare, per arrivare a dei risultati in un tempo definito. Se bisogna divertirsi, ‘fanculo le schedule. Ti chiamo se e quando ne ho voglia, e tu fai lo stesso con me. Se vogliamo vederci sette volte alla settimana, ci si vede così. Se ci viene voglia una volta all’anno, si fa così. Uscire con qualcuno perché ‘è Sabato’ o perché ‘non lo vedo da un bel po'... non vorrei che si offendesse...’ è un’erba che non cresce nel mio giardino. Io non chiamo mai un amico perché non lo sento da un po'. Lo chiamo perché ho voglia di risentirlo.


Stefano Re © 1997
da Tracce