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IL PARADIGMA DEL VAMPIRO
  In conclusione di questa prima parte dedicata all'approfondimento degli elementi e degli studi strutturali del processo di mindfucking, vorremmo mettere in luce un paragone che ci sembra calzare continuamente in tutte le, come vedremo assai differenti, forme di condizionamento mentale. Abbiamo voluto definire questo azzardato paragone con un nome colorito tratto dalla letteratura dell'orrore, facendo riferimento alle caratteristiche della attività di quel personaggio del folklore e della letteratura dell'orrore che è il Vampiro.

  In molti racconti popolari, come anche in molta letteratura riferita a questo mito, il Vampiro viene descritto come un essere soprannaturale che vive prosciugando gli uomini della loro vita e precisamente nutrendosi del loro sangue. Della complessa relazione tra il vampiro e la sua vittima il primo elemento che vogliamo qui richiamare è la cosiddetta "legge dell'invito". Viene sovente fatta menzione di una limitazione che il Vampiro avrebbe nell'aggredire la vittima: egli potrebbe porre in atto la sua aggressione all'interno della casa della vittima soltanto dopo esservi stato espressamente invitato. Questo elemento è stato in molte diverse espressioni letterarie e cinematografiche trasfigurato in una sorta di fascinazione che il Vampiro imporrebbe, in forma principalmente sessuale, nei confronti delle sue vittime. La vittima del vampiro, in un certo modo, cede alle sue lusinghe e si presta al suo abbraccio, pur percependo in varia misura l'esito distruttivo di questa resa.

  Riscontriamo la medesima situazione nella fase terminale di ogni processo di mindfucking, che sia esso manifestamente lesivo o meno del soggetto. Di fatto anche nel caso di processi di condizionamento miranti all'annullamento mentale e persino fisico della vittima le tecniche di lavaggio del cervello vertono non sulla distruzione ma sulla adesione da parte della vittima. Il processo di mindfucking non può distruggere una mente, né modificarla in alcun modo se quella stessa mente non gli si concede volontariamente. Le tecniche che abbiamo analizzato e visto organizzate in programmi strutturati, e che vedremo all'opera nelle specifiche applicazioni trattate nella seconda parte del libro, sono tutte mirate a suggerire, innescare o forzare questa resa. Dopo la resa, altre tecniche possono venire applicate per approfondire il mutamento, o fissarne gli effetti nel tempo, o per distruggere completamente la mente della persona aggredita. Ma prima di poter affondare i canini, questo particolare Vampiro deve venir invitato ad entrare nella mente della vittima.

  Un altro elemento di contiguità tra il mito del Vampiro e la sua modalità di aggressione nei confronti delle proprie vittime riguarda le connotazioni della figura vampirica: la sua irresistibilità, la sua necessità di agire nelle tenebre e la maggiorazione del suo potere dovuta al terrore in cui le sue vittime vengono a trovarsi. Tutti questi elementi raffigurano simbolicamente aspetti fondamentali del processo di mindfucking: il potere smisurato e non contrastabile dalla vittima, che deve sentirsi vulnerabile, alla mercé di forze a lei superiori e dotate di poteri misteriosi nelle loro manifestazioni e finalità; la mancanza di informazioni e conoscenza dei processi di condizionamento stessi (le tenebre vampiriche); la debolezza della vittima resa vulnerabile dal terrore ispirato dal processo stesso.

  Allo stesso modo le forme di resistenza o contrasto del Vampiro richiamano dappresso elementi e strategie di difesa rispetto alle forme di condizionamento mentale: la capacità di una fede (o della tradizione) nel limitarne l'attività, la possibilità di individuare il vampiro durante il giorno e di distruggerlo esponendolo alla luce. La fede o le tradizioni sono infatti vere e proprie "rocce" contro cui la vanga dell'inquisitore si arresta, e maggiore sarà la resistenza quanto maggiormente le forme di fede o tradizione siano radicate nell'individuo. (si noti che tali formazioni rocciose sono a loro volta risultati di efficaci processi di condizionamento mentale precedenti). Allo stesso modo, il miglior contrasto possibile dei processi di mindfucking consiste nello studiarne e riconoscerne gli elementi e le strategie e (per i casi in cui il condizionamento sia subdolo) nell'individuare con certezza il soggetto che sta cercando di condizionarci (scoprire la tana del vampiro ed esporla alla luce). Ad ultimo, il processo stesso viene spesso annullato nei suoi effetti più terribili proprio nel momento in cui la vittima ne focalizza gli elementi ed i responsabili (il vampiro esposto alla luce si incenerisce).

  Un ultimo appunto riguarda una ulteriore similitudine che il processo letterario di vampirizzazione supporta rispetto alla applicazione di tecniche di mindfucking. Si tratta dell'ambiguo e difficile argomento della voluttà connaturata alla resa. Meerloo ne ha accennato più volte nella sua descrizione del "patto masochistico" (sez. 1.2.11) e ne è stata fatta osservazione anche nella trattazione dei Doppi Legami (sez. 1.2.20.1). Di fatto la resa incondizionata, l'offrire la propria vita a chi temiamo abbia cattive intenzioni risulta un concetto difficilmente assimilabile al ricavo di qualsivoglia sorta di piacere. Eppure è testimoniato che proprio di fronte alla rinuncia a qualsiasi difesa, alla capitolazione totale di fronte al "nemico" sia fisiologico l'insorgere di una sensazione di euforia e desiderio che spesso assume connotazioni sessuali. Che si tratti di una identificazione "perversa" con la "resa" sessuale di fronte al corteggiamento o di una forma di gratificazione che segue alla perdita della responsabilità della lotta e alla cessazione del dolore che dalla lotta era intensificato, o ancora che si configuri nella accezione di Meerloo in una ricerca di espiazione e punizione interiore del lato rimosso e biasimato di noi stessi, di fatto esiste un fattore di appagamento legato alla resa. Torneremo ad affrontare questo spinoso argomento nella terza parte del libro.

© Stefano Re 2002
© Cooper&Castelvecchi 2003