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IL TRAMONTO DI MARTE
Siamo una generazione di uomini cresciuti dalle donne. Mi chiedo se un'altra donna è veramente la riposta che ci serve.
TYLER DURDEN, nel film Fight Club


  Osservando la società non possiamo non notare alcune significative modifiche recentemente intervenute: tra queste figura certamente la costante e completa squalifica dei tratti maschili. Forza fisica, orgoglio, desiderio di conquista, durezza di carattere, limitata espressione dell'emotività, impostazione logica e razionale erano tutte considerate espressioni qualificanti un essere umano di sesso maschile e godevano tutte di un valore positivo fino a pochi decenni fa. Eppure oggi sono tutte, quale più esplicitamente quale meno, considerate espressioni sconvenienti, ridicole, quando non patetiche. Sono tutte oggetto di critica e reputate alla stregua di difetti da correggere. L'uomo deve oggi mostrarsi misurato nella manifestazione della propria forza, nascondere il proprio orgoglio, abbandonare ogni comportamento di durezza e mostrarsi sensibile e in grado di esprimere le proprie emozioni. E deve saper abbandonare la propria razionalità per rendersi ricettivo verso ciò che è sfumato, poco chiaro, inconoscibile.

  Flessibilità e sensibilità sono le nuove qualità maschili, e ciò che per ere intere è stato parametro di identificazione viene in pochi decenni ridotto a icona rappresentativa nelle locandine dei film. Un mutamento radicale è intervenuto nelle aree più evolute del pianeta, o per meglio dire si è avviato a compimento, proprio negli ultimi trent'anni. Un mutamento che vede il Maschio e il Maschile perdere ogni certezza e ogni solidità, talvolta irrigidirsi come una statua di gesso (o nell'inutile sfoggio puramente etetico di corpi "palestrati"), avvizzire a ritmo accelerato, creparsi e quindi frantumarsi in mille pezzi, altrove invece perdere definizione, sciogliersi e deformarsi come un fantasma cangiante, che pare debba trasformarsi: ma in che cosa esattamente?

© Stefano Re 2003
© Cooper&Castelvecchi 2003