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FEMDOM CULTURALE
La cultura è stata, per molti pensatori, la legge della realtà del Maschio, contrapposta alla sensazione, al diretto sentire di matrice femminile. Eppure anche questo tempio di regole e determinazione sta cedendo al fascino della femminilità. Il modello mentale maschile, come abbiamo visto, tende a processare la realtà sulla base di modelli teorici, di schemi astratti e di simboli. E in precise categorie simboliche egli ha descritto la donna e le forme di relazione con lei. Quando François de la Rochefoucauld scrive "Si può anche trovare una donna che non ha avuto esperienze amorose, ma è raro tuttavia trovarne una che ne ha avuta solo una", raffigura molto bene quel passaggio non sfumato né sfumabile tra la donna casta e pura e la donna corrotta e viziosa, entrambe icone della cultura e stereotipi di femminilità. Ovviamente il primo modello è quello pubblicamente lodato e ricercato, mentre il secondo è quello privatamente desiderato. Queste due immagini femminili, la santa e la puttana, sono da sempre associate ad altrettanti modelli di relazione, che vedono la santa come punto di riferimento e la puttana come strumento di divertimento. Per questo il modello casto è visto come necessario nelle donne con cui si hanno legami familiari di dipendenza, la madre o la figlia, mentre quello dissoluto è riservato alle donne con cui non si crei un vincolo di dipendenza.

  Lo stesso concetto di prostituzione si basa sul meccanismo del pagamento, che altro non è che un modo per affrancarsi dal bisogno di stabilire un legame di qualsiasi tipo. Pagare una donna per avere i suoi servigi sessuali è quindi un modo per distanziarsene, un modo di stabilire la differenza tra le donne con cui si hanno legami - donne caste e pure - da quelle con cui si esplora il vizio. Se però riguardo alla madre e alla figlia il tabù sessuale esprime un veto, e riguardo alla donna sconosciuta può invece esprimersi, la figura della compagna esige una riflessione più specifica. La compagna di vita, infatti, non è un incontro occasionale. Non è un sogno erotico in cui immergersi e di cui disfarsi in seguito, bensì una costante. Per questo l'immagine della moglie viene tradizionalmente associata al modello di purezza e castità secondo il più classico schema greco. La puttana, distante dalla famiglia, è adatta al piacere, mentre la moglie è adatta a gestire la famiglia ed educare i figli. Il passaggio da donna sconosciuta e distante a moglie trasforma quindi in qualche modo la donna nella percezione maschile. Il legame che si crea tra marito e moglie stabilisce infatti un nuovo e diverso status della donna, che la avvicina e la lega strettamente al Maschio. E proprio in questa vicinanza e in questo legame ha origine la tipica diminuzione del desiderio del marito verso la propria moglie. Per questo motivo inquietudine e timore sono associati all'idea di restare vincolati alla donna viziosa, la donna desiderata nel suo fascino sensuale. Restare preda di questo genere di donna per una notte è null'altro che un bagno in acque infide, ma proprio per questo anche un'esperienza in sé purificante. Ma quando questo genere di donna avvince l'uomo, allora il Maschio vede crollare il suo schema manicheo e con esso la propria messinscena salvifica.

  Uno dei più sconvolgenti effetti dell'affermazione del Drive Femminile è l'emergere dell'immagine culturale di una nuova donna, insieme casta e impura, insieme consolatoria e crudele, insieme quotidiana e mondana, santa e puttana al tempo stesso. Questa nuova donna rifiuta di farsi inserire nello schema maschile, rivendica il proprio potere sessuale e ne fa uso in piena libertà. Questo tipo di donna coglie l'uomo totalmente impreparato, lo avvolge senza lasciargli alcuna via di uscita e ne diventa inevitabilmente padrona.

  È la cosiddetta "Belle Dame sans Merci" ('Bella dama senza pietà'): figura ora eterea ora assai carnale, che utilizza la sua femminilità e il suo fascino per ammaliare, catturare, schiavizzare gli uomini e utilizzarli per i propri scopi, senza alcuno scrupolo per il dolore mentale o fisico che possa loro recare in tali manovre. È il prototipo dell'ammaliatrice o, in tempi più moderni, della vamp. Talvolta è una donna ferita, che si vendica della cattiveria subita imponendone a sua volta, altrove è l'ingenuo fascino adolescenziale che misura il proprio potere come nella celebre Lolita, altrove è il semplice gioco di potere fine a se stesso dell'Angelo Azzurro. In alcuni tratti questa immagine si colora di perversità, mostrando godimento proprio nell'imporre sofferenze o nel vederne imposte, e nell'usare il proprio charme al fine di aumentare tali pene su coloro che ne cadono avvinti. È l'immagine di Wanda nella Venere in pelliccia di Masoch, dapprima affascinata dall'abnegazione di Severin, poi implacabile incarnazione di quella dominatrice che gode nell'umiliare e imporre ogni dolore al proprio compagno, oramai schiavo. Oppure è la figura della giovane e appassionata Clara del Giardino dei supplizi di Mirbeau, che si inebria del tormento dei condannati e ne osserva con voluttà gli atroci supplizi. Il soggetto letterario della donna crudele è stato per secoli inteso come un oggetto della fantasia sessuale maschile, di tipo essenzialmente masturbatorio. La donna spietata e mangiauomini, promiscua, con il suo armamentario di pellicce, stivali, fruste e giochi perversi viene anche oggi confusa e spesso vissuta da chi predilige stili di sessualità alternativa come un elemento di tipo masturbatorio, un balocco formato gigante, una bambola per adulti che risponda alle fantasie fornendo degli stimoli stravaganti ma tremendamente eccitanti per quasi ogni Maschio.

  Eppure, la donna che domina è anche vista da quegli stessi uomini che fruirebbero con estremo piacere dei suoi servizi come uno spaventoso fenomeno destabilizzante. Quando e se, infatti, la donna che domina uscisse dalla camera da letto, dalla guaina in pelle nera e dalla stanza dei giochi in cui l'uomo immagazzina e tiene ben chiuse le proprie fantasie devianti per rivendicare il proprio potere sessuale, sociale, affettivo e relazionale, l'uomo ne sarebbe completamente alla mercé. E - cosa che forse lo terrorizza più di ogni altra - sarebbe felice di esserlo.

  Già in Ovidio la donna è musa, ispirazione e delirio del poeta. La sua bellezza conduce l'uomo alla sottomissione e alla schiavitù volontaria. E per la donna l'uomo patisce sofferenze, struggendosi per la sua volubilità da cui è però affascinato e dipendente. L'amore che Ovidio canta per la donna è promessa duratura, vassallaggio amoroso che lega per la vita. Medesima rappresentazione che fornisce D'Annunzio delle sue donne: Elena Muti, Ippolita Sanzio, la Foscarina per Eleonora Duse. Corrotte e pure al tempo stesso, che attirano e soggiogano i personaggi maschili diventando loro meta irraggiungibile. La Belle dame sans merci è in D'Annunzio: figura da sempre presente nell'immaginario collettivo dell'Occidente, a partire dai miti greci e latini fino ai drammi elisabettiani, e da questi alla Letteratura del Romanticismo e del Decadentismo; i tratti fondamentali della donna fatale sono il fascino perverso e soggiogante e la straordinaria esuberanza fisica, che conducono all'inevitabile asservimento, e spesso al completo annientamento psicologico ed emotivo del partner maschile.

  Che sia concreta e sensuale, oppure onirica ed eterea, la Donna Venerata resta irraggiungibile, intoccabile, mai veramente conquistata ma sempre conquistatrice, poiché attraverso il desiderio porta il Maschio alla sottomissione, alla rovina, alla follia o alla morte. Così accade nel poemetto che apre questo capitolo, La Belle Dame sans merci di John Keats, in cui il cavaliere errante si perde per la giovane sconosciuta fanciulla, schiavo del proprio desiderio e del sogno che lei ha incarnato. La donna come desiderio e fine della vita dell'uomo: meta agognata a un tempo fonte e dispensatrice di pace. Nell'amor cortese il mito del "cavalier servente" si compone culturalmente da due direttrici, in realtà opposte, della servitù verso la donna e l'amore e della capacità guerresca maschile. In realtà gli stessi poeti risolvono il paradosso affermando che l'amore acceca la guerra e la spegne divorando ogni passione maschile e indirizzandola verso l'adorazione servile della donna amata. Adorazione della donna come disinnesco della violenza maschile. Le più pericolose manifestazioni del Drive Maschile addomesticate dal desiderio.

© Stefano Re 2003
© Cooper&Castelvecchi 2003